Il fascino dell’arte del canto risiede nell’eccezionale capacità dello strumento vocale di comunicare emozioni, affetti, sentimenti e nell’unicità di ciascuna voce. Ogni cantante possiede una propria sensibilità, un certo bagaglio tecnico e soprattutto un apparato fonatorio unico al mondo, che ne determina le caratteristiche timbriche. Obiettivo di questo lavoro è quello di indagare in quale misura il colore vocale, nelle sue infinite possibilità e sfumature, possa incidere nell’espressività musicale. Quali meccanismi percettivi e cognitivi fanno sì che l’ascoltatore inferisca dalle componenti timbriche di una voce determinate emozioni (e che le provi a sua volta)? Per rispondere a questa domanda si confrontano contributi estratti dalla letteratura scientifica sulla voce in ambito foniatrico, musicologico e psicologico. Sulla base delle teorie proposte da alcuni esponenti dell’Embodied Music Cognition e alla luce delle recenti scoperte in ambito neurologico si sostiene che la percezione timbrica e quella emotiva sono essenzialmente incarnate (embodied). L’ascolto di un estratto musicale attiva nella mente del soggetto schemi motori acquisiti dall’esperienza su base esterocettiva e propriocettiva, i quali vengono associati ad emozioni ed affetti secondo un processo di proiezione metaforica. Nel caso specifico della voce umana il processo percettivo richiama un meccanismo di immaginazione motorio-mimetica, secondo cui il soggetto che traduce i diversi atteggiamenti fonatori in corrispondenti schemi motori. L’osservazione dell’attività corticale durante l’ascolto di suoni vocali distorti, solitamente associati ad un’intensa attività motoria, ha rilevato una sovrapposizione nelle aree motorie, limbiche e somatosensoriali, aprendo una nuova prospettiva di indagine sulla relazione tra percezione uditiva e tattile, immaginazione motoria e contagio emotivo.
Caterina Tancredi